Oh
mon dieu, sono tre parole odio sesso e amore, che esclamò Emil quando per la
prima volta doveva cambiare idee.
Di
identità ne aveva già molte, saltare da una all’altra oramai era consuetudine,
ma capire che questa volta era vero, che dopo cinquantenni di sesso frenato con
qualsiasi maschio che gli capitava a tiro era forse sbagliato, lo lasciò un
poco esterrefatto, soprattutto l’idea delle donne. Sì, era successo, ma così
tanti anni fa’ che la cosa non era più così chiara, poi si trattava solo di
qualche sega e una o due scopate, via cose normali a sedici anni. Poi dopo
qualche centinaia di corpi maschili aveva capito che anche questo non era
proprio quello che sentiva.
Forse
la noia, forse il percorso psicoanalitico; che aveva trasformato la prima
avventura sessuale, a otto anni, in ciò che era, una folle disperazione, di un
orfano, solo, abbandonato, per la prima persona che bene o male lo notava,
anche solo per il suo corpo, in una violenza sessuale.
Drammatico,
forse, però si ricordava che si era divertito, che la cosa, nelle annoiate
giornate, aveva un sapore di piacevolezza che per tre anni lo aveva occupato a
fare qualcosa di diverso, che continuare a perdere tempo fra giochi da bambino
e una solitudine in un mondo di adulti distratti. Poi un giorno, la madre
adottiva lo scoprì e questi momenti alternativi finirono. Un poco amari, in
quanto tentò di nuovo di ricrearli ma l’amico violentatore, che aveva il doppio
dei suoi anni, era scomparso. All’inizio un poco di risentimento per la madre
ma poi con calma, tutto si acquietò nel mondo dei sogni.
Poi
il risveglio, verso i quindici anni, quando una sera rincasando dalla stazione,
nella grande rotonda, sotto un maestoso pino, notò due ragazzi nascondersi
sotto i rami, che scendendo fino a terra creavano una stupenda tenda indiana.
Si avvicinò e notò nella penombra corpi nudi, a cui innocentemente si accostò,
risvegliando alcuni ricordi e si precipitò nel divertimento più intenso e
passionale che la vita offre. Passarono alcuni anni di grande diletto fino a
quando scoppiò la bomba Aids, proprio mentre a Milano aveva trovato un bel
gruppo di appassionati leather. Nel panico tornò nella lontana cittadina,
talmente lontana, che ancora tutto era tranquillo, talmente appartato che
ancora esisteva l’amore, che conobbe e a cui si legò per alcuni decenni. Poi
tutto passò, gli amici, i ricordi e anche l’amore, che si trasformò in una
solidale amicizia.
Ora
adulto, consapevole e pensate, Emil, non sapeva bene chi fosse. A forza di
mettere in discussione tutto, aveva fatto di tutto per essere qualcosa, ma non
era se stesso. Per cui ora quest’idea del cambiamento fu scartata e decise che
non cercava, non si adattava, non capiva più. Non aveva più risposte e così
smise di farsi domande, nel rischio di evitare di aver ragione.
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