venerdì 27 settembre 2013

Incommensurabile spazio del dolore

Quando un evento apre le porte al dolore la vita assume una nuova prospettiva. Esso penetra dentro di noi e lentamente si unisce al nostro essere trasformandolo.

Se non siamo vigile prende il soppravvento e può trasformarci.

L’impossibilità di condividere questa emozione, come per tante altre, ci chiude in una situazione di non sfogo che riverbera dentro di noi, anche se pienamente consapevoli ci sentiamo assenti, distanti da chi circonda, in quanto posti in un’alterità incomunicabile, per cui solitaria.


martedì 3 settembre 2013

Vivere ...


Ho vissuto per anni nelle mie certezze, pensando di costruire un mondo solido, sicuro, che ritenevo ben avviato.

Poi ad un certo punto, un piccola sensazione, che pian piano gli eventi trasformano, le coincidenza consolidano e si apre un crepa, casuale, inaspettata, lentamente, senza che si riesca a reagire, tutto mi è crollato.

Così mi scopro di essere solo, isolato, forse dimenticato, che le Moire hanno fatto una marea di nodi?

Da fuori tutto esternamente era chiaro, ma dentro...

Dopo lo sconforto, il dolore, il pianto, l’incomprensione per gli eventi, alcuni casuali, altri in cui volontariamente ho avuto parte, cerco di capire, di riprendere i fili e cercare di sbobinare la folta matassa di illusorie certezze che avevo, di rassicuranti percezioni, di fiducie acquisite, in realtà una serie di tante finte ombre, riflessi parziali, confuse meditazioni.

In parte forse servirà ma ho sempre più la sensazione che il destino non sia interessato alle giustificazioni, che ormai quello che è successo è, non si torna indietro.

Ora sono spaventato, desolato, mi pare di non vedere uscite, di non percepire cambiamenti, non riesco ad attivare le tante energie che pensavo di avere, mi sento una maceria, pietrificato, impotente.

Anche qui mi rendo conto di fissarmi, di precostituire illusioni.

Quante volte mi sono sentito sicuro, intelligente, certo delle mie capacità.

Il gioco della vita continua, mi offre difficili cambiamenti a cui non so se esserne pronto, ma non resta molto da fare, ho rifugiarsi nel compulsivo dolore o stracciati abbandonarsi al futuro ignoto.



La cosa che mi colpisce molto è il continuo pulsare dei pensieri, il continuo ripensare al proprio percorso, il dolore che si ritualizza, a cui mi pare quasi di essere “affezionato”, il dolore che pare l’unica certezza a cui assicurarsi.

Il tentativo di ripensare e voler capire, stupidamente, senza percepire che le strade sì sono mie, ma solo alcune, le altre non mi sono mai appartenute, hanno percorsi di cui conosco brevi tratti, spesso più supposti che capiti.

Strade che si sono incrociate, hanno corso paralleli, ma che non ho mai battuto, che guardano su orizzonti diversi, a volte comuni ma solo per incerti attimi.

Ho amato sono stato amato, questo dubbio, aspettativa, bisogno, evaporatosi, e con se la sua memoria, i suoi attimi di gioia e di piacere.


Tutto si offusca, mi lascia impietrito. 


Il passo del cambiamento, che certamente è aperto e libero, sembra più pesante e difficile della stagnazione dei proprio pensieri, annichiliti, a cui mi affeziono...



ma lasciamo al domani le sue meraviglie...





lunedì 2 settembre 2013

Funeral Blues

  


Stop all the clocks, cut off the telephone,

Prevent the dog from barking with a juicy bone,

Silence the pianos and with muffled drum

Bring out the coffin, let the mourners come

Let aeroplanes circle moaning overhead

Scribbling on the sky the message He Is Dead,

Put crêpe bows round the white necks of the public doves,

Let the traffic policemen wear black cotton gloves.


He was my North, my South, my East and West,

My working week and my Sunday rest,

My noon, my midnight, my talk, my song;

I thought that love would last for ever: I was wrong.


The stars are not wanted now: put out every one;

Pack up the moon and dismantle the sun;

Pour away the ocean and sweep up the wood.

For nothing now can ever come to any good.





                                             by W.H. Auden