Ho
vissuto per anni nelle mie certezze, pensando di costruire un mondo solido, sicuro,
che ritenevo ben avviato.
Poi
ad un certo punto, un piccola sensazione, che pian piano gli eventi
trasformano, le coincidenza consolidano e si apre un crepa, casuale,
inaspettata, lentamente, senza che si riesca a reagire, tutto mi è crollato.
Così
mi scopro di essere solo, isolato, forse dimenticato, che le Moire hanno fatto
una marea di nodi?
Da
fuori tutto esternamente era chiaro, ma dentro...
Dopo
lo sconforto, il dolore, il pianto, l’incomprensione per gli eventi, alcuni
casuali, altri in cui volontariamente ho avuto parte, cerco di capire, di
riprendere i fili e cercare di sbobinare la folta matassa di illusorie certezze
che avevo, di rassicuranti percezioni, di fiducie acquisite, in realtà una
serie di tante finte ombre, riflessi parziali, confuse meditazioni.
In
parte forse servirà ma ho sempre più la sensazione che il destino non sia
interessato alle giustificazioni, che ormai quello che è successo è, non si
torna indietro.
Ora
sono spaventato, desolato, mi pare di non vedere uscite, di non
percepire cambiamenti, non riesco ad attivare le tante energie che pensavo di
avere, mi sento una maceria, pietrificato, impotente.
Anche
qui mi rendo conto di fissarmi, di precostituire illusioni.
Quante
volte mi sono sentito sicuro, intelligente, certo delle mie capacità.
Il
gioco della vita continua, mi offre difficili cambiamenti a cui non so se
esserne pronto, ma non resta molto da fare, ho rifugiarsi nel compulsivo dolore
o stracciati abbandonarsi al futuro ignoto.
La
cosa che mi colpisce molto è il continuo pulsare dei pensieri, il continuo
ripensare al proprio percorso, il dolore che si ritualizza, a cui mi pare quasi
di essere “affezionato”, il dolore che pare l’unica certezza a cui assicurarsi.
Il
tentativo di ripensare e voler capire, stupidamente, senza percepire che le
strade sì sono mie, ma solo alcune, le altre non mi sono mai appartenute, hanno
percorsi di cui conosco brevi tratti, spesso più supposti che capiti.
Strade
che si sono incrociate, hanno corso paralleli, ma che non ho mai battuto, che
guardano su orizzonti diversi, a volte comuni ma solo per incerti attimi.
Ho
amato sono stato amato, questo dubbio, aspettativa, bisogno, evaporatosi, e con
se la sua memoria, i suoi attimi di gioia e di piacere.
Tutto
si offusca, mi lascia impietrito.
Il
passo del cambiamento, che certamente è aperto e libero, sembra più pesante e
difficile della stagnazione dei proprio pensieri, annichiliti, a cui mi
affeziono...
ma lasciamo al domani le sue meraviglie...
ma lasciamo al domani le sue meraviglie...
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